Il Libro d'ore, indirizzato ad una donna, reca una annotazione leggibile unicamente con i raggi ultravioletti (f. 27v) che ricorda una Jaquette de la Barre, forse appartenente alla famiglia parigina di costruttori di organi che tra il 1401 ed il 1404 realizzò l'organo di Notre-Dame. Le miniature sono state eseguite intorno al 1410 da un prominente miniatore parigino identificato con il Maestro della Mazarine, mentre i bordi sono stati aggiunti in un secondo tempo da una mano forse provenzale. Dal solito programma iconografico si distinguono le scene della Gloria di Cristo (f. 101r) invece dell'immagine di David per i Salmi penitenziali, la Resurrezione di Lazzaro (f. 141r) invece della Messa per i Morti, e la miniatura con la preghiera di S. Gerolamo (f. 139v), qui rappresentato con paramenti cardinalizi.
Online dal: 20.12.2012
Questa raccolta di trattati cosmologici contiene degli estratti da un manoscritto più ampio, scritto probabilmente dallo stesso copista Moses, oggi conservato nella collezione Schoenberg della University of Pennsylvania di Filadelfia (ljs 057). Contiene delle tabelle sui movimenti lunari di Jakob ben David ben Jomtow (Bonjorn), tre opere astrologiche di Abraham Ibn Esra (1089-intorno al 1164): un frammento del Reschit chochma ("Inizio della saggezza"), una gran parte del Mischpete ha-massalaot ("Leggi delle costellazioni") e una gran parte del Sefer ha-olam ("Libro dell'universo"), e quale ultima parte il Sefer ha-miwcharim le-Batlamjus, cioè l'Almagesto di Tolomeo. Alle cc. 15r e 15v si trovano tre immagini di costellazioni degli antichi: Orione (Ha-gibbor ba-te'omin, "Ereo dei gemelli"), scalzo e con la scimitarra (c. 15r), Eridano (Ha-nahar, "Fiume") e Lepus (Ha-arnewet, "Coniglio") (c. 15v). Le raffigurazioni si basano sull'opera araba "Descrizioni delle stelle fisse", scritta dall'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi nell'anno 964.
Online dal: 19.03.2015
Isaac di Corbeil († 1280) è l'autore di questo Piccolo libro dei Comandamenti, anche conosciuto come Sefer Mitzvot Katan (abbreviato SeMaK). Questa versione abbreviata dei 613 comandamenti biblici positivi e negativi, e alcuni pochi rabbinici aggiunti, è stata divisa in sette sezioni giornaliere da leggere in sequenza e da completare in una settimana. Dopo essere diventato popolare in Francia, il SeMaK raggiunse la Germania, dove venne riconosciuto come un'opera normativa Halakhah. Questo manoscritto è il più recente dei tre presenti nella collezione Braginsky (oltre ai BC 240 e BC 182) e testimonia della complessa diffusione del SeMaK in Germania. Le glosse sono opera di Moses di Zurigo, che visse in questa città nella metà del XIV secolo. Di conseguenza, i manoscritti contenenti le glosse di Moses vengono chiamati gli Zurighesi. Commenti e glosse in forma di 'finestre' di forma rettangolare vennero spesso aggiunti nei margini o nel testo stesso, dando forma ad una impaginazione esteticamente piacevole e creativa. La mancata identificazione della fonte di queste glosse, ha fatto in modo che i copisti abbiano frequentemente contribuito a creare confusione nel determinare l'autorità di questi commenti.
Online dal: 13.10.2016
L'importanza del Pentateuco Braginsky per la critica testuale della Bibbia ebraica è paragonabile a quella del Ms L44a della Library of the Jewish Theological Seminary a New York, copiato a Toledo nel 1241. Il manoscritto Braginsky fu vergato in Spagna, molto probabilmente nella seconda metà del sec. XIV, sulla base di quello che era considerate il Codex Hillel originale, del quale non è rimasta nessuna traccia. Venne forse usato per l'ultima volta per un'edizione del Pentateuco di Guadalajara, Spagna, poco prima del 1492. In realtà, non è chiaro se il Codex Hillel sia veramente esistito o se si tratti di una leggenda conosciuta da fonti secondarie. Il manoscritto è tuttora rilegato in una coperta in pelle con impressioni a secco e elementi decorativi e ganci di chiusura in ottone (più tardi?).
Online dal: 13.10.2016
Questo manoscritto di Yaakov ben Asher (figlio del rabbino e copista Asher ben Jehiel) contiene una delle più antiche copie del Arba'a turim, uno scritto a carattere religioso-giuridico. L'intera opera si occupa di tutte le leggi ebraiche concernenti le preghere e la sinagoga. Questo esemplare contiene unicamente la prima di quattro parti. Intorno al testo principale si trovano molte glosse e commenti; da menzionare una annotazione autografa dell'influente rabbino tedesco Jakob Weil del XV secolo e delle note in lingua slava. Il manoscritto contiene inoltre delle versioni che differiscono dalla edizione standard, così come dei Responsa ("Responsa rabbinici"), altrimenti sconosciuti, dell'importante rabbino Israel Isserlin (1390-1460).
Online dal: 19.03.2015
Il testo halakhico Schibbole ha-leket («Spigolature»), di Zedekia ben Abraham Anaw di Roma (ca. 1225-1297), contiene uno dei primi tentativi di codificare le leggi religiose ebraiche in Italia e di crearne un primo panorama sistematico. Dal punto di vista del contenuto il testo, suddiviso in 12 grandi capitoli con in totale 372 paragrafi, si occupa delle prescrizioni relative all'ordine delle preghiere e delle regole per il Shabbat, i giorni festivi e feriali, accanto a vari altri testi con tematiche halakhiche, che stanno in una dichiarata prospettiva aschenazita. Il manoscritto non è datato. Fu scritto dai copisti Moses e Samuel sia ancora nel periodo di vita o poco dopo la morte dell'autore, e costituisce così una delle prime copie che si conservano di questo testo.
Online dal: 18.12.2014
Il cabbalista spagnolo Abramo Abulafia (1240- dopo il 1291) sostiene un concetto della cabbala che poco o niente ha a che fare con quella che era prevalentemente nota. Egli non la interpretava né come una forma della gnosi né come una specie di filosofia teosofica, che si concentrasse sulle Sefirot, emanazioni del divino. Al contrario cercò di raggiungere uno stato di estasi profetico-mistico, partendo dalla sua convinzione che l'esperienza dei profeti deve essere stata di natura estatica e che tutti i veri mistici debbano essere stati dei profeti. Quest'opera era particolarmente popolare e diffusa sotto i titoli Chajje ha-olam («La vita nel mondo dell'Al di là») oppure Sefer ha-Schem («Libro del nome divino») oppure Sefer ha-iggulim («Libro dei cerchi»), ma in questo manoscritto viene nominato Sefer ha-Schem ha-meforasch («Libro del nome che non si può nominare»). Il codice contiene dieci iscrizioni raffigurate in cerchi concentrici in inchiostro nero e rosso, così come 128 solo in inchiostro nero. Queste contengono delle dettagliate istruzioni per la meditazione mistica. Contemplando questi cerchi si dovrebbe recitare il nome di Dio - racchiuso in 72 lettere - originato dalla combinazione dei valori numerici delle lettere nei nomi nelle dodici tribù di Israele, dei patriarchi e delle nove lettere delle parola Schiwte Jisra'el («Tribù di Israele»). Il lettore dovrebbe «entrare» in ognuno dei tre cerchi rosso-neri partendo dall' «ingresso» indicato al poso, che è indicato, per così dire, da un piccolo tratto di penna.
Online dal: 18.12.2014
Il volume, sicuramente molto utilizzato, si presenta in buone condizioni di conservazione ed è vergato in una elegante scrittura quadrata e semicorsiva. Contiene preghiere quotidiane e piyyutim per i giorni festivi, ma anche varie altre da recitare in occasioni speciali, e l'intero testo della Haggadah per la festa ebraica, un testo solitamente trascritto separatamente. Il manoscritto presenta un interessante caso di censura: lo spazio per la preghiera Alenu le-shabbeah, che si riteneva contenere un implicito insulto ai cristiani, è stato lasciato vuoto (19r-v). L'intero codice è stato sottoposto a censura a Mantova da parte di Dominico Irosolimitano, uno dei più attivi censori attivo in Italia a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Questi non ha espunto nessun passaggio ma si è limitato ad apporre la sua firma sull'ultima pagina (f. 112v), a riprova dell'avvenuto controllo.
Online dal: 18.12.2014
Nel corso dei più di 650 anni dall'allestimento, questo manoscritto della Mishneh Torah, una raccolta di leggi ebraiche di Mosè Maimonide, è passato in molte mani. Diverse annotazioni e citazioni fanno pensare che molti importanti rabbini ashkenaziti abbiano potuto utilizzarlo, come per es. Jakob Weil, un famoso erudito e rabbino del XV secolo attivo a Norimberga, Augusta, Bamberga ed Erfurt. Come si può dedurre da note di possesso più tarde, il manoscritto giunse in regioni anche molto lontane tra loro, come l'impero ottomano, il Kurdistan, l'Inghilterra o Gerusalemme. La pagina 1021 mostra un'immagine a piena pagina con l'architettura di un portale in stile gotico. Due sottili colonne, allungate manieristicamente, reggono un timpano decorato con tralci floreali su fondo blu nel quale si legge il nome del capitolo Sefer schoftim ("Libro dei Giudici") in caratteri dorati. Vi sono anche cinque medaglioni, due dei quali contengono il profilo di due uccelli rapaci in posizione di attacco.
Online dal: 22.03.2017
L'armoriale di Zurigo in pergamena è uno dei più eccezionali ed importanti documenti dell'eraldica medievale. Consiste oggi in quattro parti di diversa lunghezza, che possono essere riuniti in un rotolo lungo quattro metri. Vi sono riprodotti su entrambi i lati 559 blasoni - ognuno sormontato da un cimiero - dell'alta e bassa aristocrazia in prevalenza del nord della Svizzera, della Germania meridionale e dell'Austria occidentale, il cui nome è iscritto a lato dello scudo. Vi sono aggiunte 28 bandiere di vescovadi e di abbazie tedesche. La sequenza delle quattro parti rimaste, costituite a loro volta da 13 strisce di pergamena cucite insieme, è la seguente: la parte nr. 1 (36.5 cm) contiene sul verso gli stemmi dei vescovadi e delle abbazie (numerazione Merz-Hägi: I-XXVIII; la numerazione nell'originale risale al XVI-XVII secolo) e sul recto 22 blasoni di nobili. Le parti nr. 2 e nr. 3 (255.5 cm) erano ancora cucite assieme nel 1930. La parte nr. 2, costituita da quattro fogli di pergamena, contiene sul recto i blasoni 23-104 e 108-114 e sul verso i blasoni 214-220, 224-308. La parte nr. 3, costituita da tre fogli di pergamena cuciti, contiene sul recto gli stemmi 105-107, 115-162 e sul verso gli stemmi 163-213, 221-223. La quarta parte (109 cm) – cinque pergamene cucite assieme – contiene sul recto gli stemmi 309-378 e sul verso gli stemmi 379-450. L'armoriale è incompleto. La quarta parte mancante doveva contenere altri 109 blasoni oggi conosciuti attraverso una copia della fine del XVIII secolo. Fu probabilmente realizzato a Zurigo o nella regione del lago di Costanza e la sua datazione viene collocata tra il 1330 e il 1345. Lo stile di esecuzione è molto vicino a quello del Codex Manesse, una raccolta di poesie cortesi in lingua tedesca accompagnate da 137 miniature, dipinto a Zurigo e di poco anteriore. Prima di essere depositato presso il Museo Nazionale Svizzero dalla Società antiquaria della città, fu in possesso dello storico e naturalista zurighese Jacob Scheuchzer (1672-1733).
Online dal: 18.12.2014
Raro esempio conservatosi di lettera di protezione su pergamena. Le numerose tracce di piegatura indicano che il foglio veniva ridotto ad un biglietto di minime dimensioni da portare con sé. La lettera promette protezione contro nemici, aiuta a procurarsi degli amici e a realizzare dei desideri. Croci ed iniziali di colore rosso strutturano il testo - redatto in latino ed in tedesco - costituito da frasi complete e singole lettere, in una mescolanza di contenuti cristiani e concetti magici. Venne probabilmente redatto per una certa Greta, nominata nel testo alla riga 54. Il foglio, archiviato quale «amuleto», venne trovato nel 1701 nelle carte della famiglia dei nobili von Wellenberg.
Online dal: 09.04.2014
Il graduale proveniente dal convento delle domenicane di Katharinental rappresenta una delle più importanti opere d'arte di epoca gotica della Svizzera. Allestito intorno al 1312 nel convento stesso, venne probabilmente decorato nell'area del lago di Costanza. Contiene più di 80 iniziali filigranate, più di 60 iniziali miniate istoriate e 5 iniziali I il cui corpo è costituito da vari medaglioni istoriati. Di ulteriori due iniziali I, i cui medaglioni sono stati ritagliati e venduti separatamente, si conoscono alcuni elementi ora dispersi in vari musei e biblioteche. Accanto alle iniziali, o nei fregi vegetali, sono raffigurate numerose domenicane inginocchiate e oranti, o altri donatori laici (per es. 3v, 18v, 90r, 159v, 161r etc.). Fino al XIX secolo in uso nel convento, intorno al 1820 venne ceduto ad un antiquario di Costanza, Franz Joseph Aloys Castell (1796-1844). Dopo il 1860 appartenne ai collezionisti inglesi Sir William Amherst of Hackney e Sir Charles Dyson Perrins (1864-1958). Alla morte di quest'ultimo la sua raccolta libraria venne messa in vendita da Sotheby e il manoscritto acquistato dalla Confederazione svizzera con il contributo della Fondazione Gottfried Keller e del Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento proveniente dal f. 158a verso del graduale di St. Katharinental, sottratto nel XIX secolo e le cui miniature furono vendute separatamente. Nella iniziale A è rappresentato Cristo benedicente e Giovanni evangelista che gli appoggia la testa nel grembo; ai loro piedi è inginocchiato un domenicano orante, e nel fregio laterale una domenicana. Al di sotto dell'iniziale vi era un riquadro (ora Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 29329.2) nel quale è dipinta la Madonna dell'Apocalisse accompagnata da Giovanni evangelista, mentre in due arcate sottostanti pregano inginocchiate due domenicane. Originariamente sullo stesso foglio figurava inoltre una iniziale V (ora Vienna, Graphische Sammlung Albertina, Inv. Nr. 32434) con una complessa rappresentazione della Maiestas Domini e il Giudizio universale. Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento proveniente dal f. 158a verso del graduale di St. Katharinental, sottratto nel XIX secolo e le cui miniature furono vendute separatamente. Vi è dipinta la Madonna dell'Apocalisse accompagnata da Giovanni evangelista, mentre in due arcate sottostanti pregano inginocchiate due domenicane. Il riquadro era collocato al di sotto di una iniziale A (ora Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 29329.1) nella quale è rappresentato Cristo benedicente e Giovanni evangelista che gli appoggia la testa nel grembo; ai loro piedi è inginocchiato un domenicano orante e nel fregio laterale una domenicana. Originariamente sullo stesso foglio figurava inoltre una iniziale V (ora Vienna, Graphische Sammlung Albertina, Inv. Nr. 32434) con una complessa rappresentazione della Maiestas Domini e il Giudizio universale. Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento con la raffigurazione della Crocifissione proveniente da una iniziale I, composta da vari medaglioni, che decorava il f. 87a del graduale di St. Katharinental. Nel XIX secolo il foglio fu sottratto dal graduale e i medaglioni venduti separatamente. Dei 9 o 10 medaglioni che originariamente costituivano il corpo della lettera si conoscono oggi, oltre a questo, uno con l'Ultima Cena (Zurigo, Museo nazionale svizzero, Inv. LM 71410), la Cattura di Cristo (Norimberga, Germanisches Nationalmuseum Museum, Inv. Mm. 34 kl), Cristo davanti a Pilato (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 55087), la Coronazione di spine (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15932), il Trasporto della croce (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 14312) e la Deposizione di Gesù (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15933). Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento con la raffigurazione dell'Ultima cena proveniente da una iniziale I, composta da vari medaglioni, che decorava il f. 87a del graduale di St. Katharinental. Nel XIX secolo il foglio fu sottratto dal graduale e i medaglioni venduti separatamente. Dei 9 o 10 medaglioni che originariamente costituivano il corpo della lettera si conoscono oggi, oltre a questo, uno con la Cattura di Cristo (Norimberga, Germanisches Nationalmuseum Museum, Inv. Mm. 34 kl), Cristo davanti a Pilato (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 55087), la Coronazione di spine (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15932), il Trasporto della croce (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 14312), la Crocifissione (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 45751) e la Deposizione di Gesù (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15933). Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Codice miscellaneo proveniente dal monastero di San Gallo; preserva una varietà di testi per lo più brevi dei secoli IX-XV. Contiene anche, tra altri testi del IX secolo, l'unica versione dell'epopea di Carlo Magno di Aquisgrana (o di Paderborn), composta in occasione dell'incontro, avvenuto nel 799, tra Carlo Magno e papa Leone III. Contiene inoltre: l'unico esemplare dei cosiddetti «Carmina Sangallensia» (versi sui dipinti a muro dell'ex Gallusmünster – chiesa di San Gallo –, nel monastero di San Gallo); trattati teologico-canonici e sermoni dei secoli XIV-XV.
Online dal: 20.12.2007
Copia importante da un punto di vista storico-testuale dell'"Alexandreis" di Gaultiero di Châtillon, prodotta nel XIV secolo nel monastero di San Gallo. L'opera del teologo francese Gaultiero di Châtillon (1135-1201), lunga e molto letta, narra la biografia di Alessandro Magno in esametri latini. Il manoscritto fu poi utilizzato dal monaco sangallese Athanasio Gugger (1608-1669) come base per la sua edizione, intitolata «Gualterus de Castellione Phil. Alexandris sive gesta Alexandri Magni libris X comprehens ex veteribus manuscriptis bibliothecarum S. Galli», stampata nel 1659 nella tipografia del monastero di San Gallo.
Online dal: 20.12.2007
Il Sefer ha-Shorashim di R. David ben Joseph Kimhi (1160-1235) è presente in numerosi manoscritti medievali ebraici e frammenti di diversa provenienza (sefardita, italiana, aschenazita, provenzale), diverse edizioni a stampa e traduzioni in latino, a testimonianza della straordinaria popolarità dell'opera nel Medioevo e nel Rinascimento. Tuttavia, il grande significato del Sefer ha-Shorashim della Zentralbibliothek, risalente al XIV secolo, sta nel fatto che si tratta dell'unica copia conservata di origine bizantina oggi conosciuta.
Online dal: 10.10.2019
Questo manoscritto italiano è un manuale contenente le leggi della macellazione rituale (Shekhitah) e degli alimenti proibiti (Treifah), estratte dal trattato di Talmud babilonese Ḥulin. Queste leggi sono state commentate da due autorità rabbiniche medievali, incluse nel manoscritto. La prima è Judah ben Benjamin ha-Rofe Anav di Roma (Rivevan, morto dopo il 1280), il cui commento alle leggi fa riferimento a costumi praticati dalla comunità ebraica di Roma, come ad esempio un'importante decisione presa dagli anziani di Roma nel 1280 presso la Sinagoga Bozzechi, che è stata edita nella descrizione. Il secondo autore, la cui opera è parzialmente copiata nel manuale, è la principale autorità talmudista per le comunità ebraiche dell'XI secolo in Nord Africa e Spagna, Isaac ben Jacob Alfasi (Rif, 1013-1103). In questo manuale sono stati copiati i primi tre capitoli di un commento al trattato del Talmud babilonese Ḥulin, tratto dalla sua opera magna intitolata Sefer ha-Halakhot. Quest'ultimo lavoro ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'halakha ed è il codice legale più importante prima della Mishneh Torah di Maimonide (Rambam, 1135-1204).
Online dal: 10.10.2019
Questa miscellanea aschenazita del XIV e XV secolo è un vademecum ad uso personale e destinato ad uno studioso. E' composta principalmente di materiale halakhah sulla macellazione rituale, e riporta le decisioni delle più importanti autorità rabbiniche aschenazite dal XIII al XV secolo. Sparsi nel manoscritto vi sono anche numerosi trattati e tavole dei calendari ebraici e cristiani. Inoltre, vi è una selezione di commenti liturgici e mistici, oltre a brani di letteratura etica, midrash e talmudica. I margini del manoscritto sono pieni di piccole annotazioni, testi su ricette mediche e incantesimi magici per varie occasioni, in ebraico e nello yiddish orientale antico.
Online dal: 12.12.2019
Il Sefer Mitsvot Qatan o «Piccolo libro dei comandamenti» è un compendio halakhah, che comprende anche materiale etico, haggadico e omiletico, scritto intorno al 1276-1277 da Isaac ben Joseph di Corbeil, uno dei grandi codificatori e tosafisti francesi del XIII secolo. L'opera è anche chiamata Sheva Ammudei ha-Golah o «I sette pilastri dell'esilio» per la sua suddivisione in sette sezioni, corrispondenti ai sette giorni della settimana, che favorirebbe lo studio quotidiano. Questo testo è una versione abbreviata del Sefer Mitsvot Gadol (Semag), un altro compendio halakhah completato nel 1247 da Mosè di Coucy (prima metà del XIII secolo). Con un codice legale molto più accessibile, il Sefer Mitsvot Qatan conobbe una grande diffusione, ottenendo il riconoscimento delle autorità rabbiniche franco-tedesche. Questa copia include delle glosse del discepolo principale di R. Isacco, cioè Perets ben Elia di Corbeil (morto nel 1297).
Online dal: 10.12.2020
L'opera cabalistica Sefer ha-Orah o «Le porte della luce» è uno dei testi più importanti della mistica ebraica prodotta nel XIII secolo in Spagna, dove fiorì la Cabala. È considerata l'opera più articolata sul simbolismo cabalistico e il suo contenuto offre una spiegazione completa dei Nomi di Dio e della loro designazione nei dieci sephirot o emanazioni, attraverso i quali Eyn Sof (l'Infinito) si rivela e crea continuamente i mondi fisici e metafisici. Il testo è organizzato in dieci capitoli, uno per ogni sephirah.
Online dal: 10.12.2020
Questo Siddur sefardita del XIV secolo ad uso personale contiene delle preghiere quotidiane e dello Shabbat e un testo sull'interpretazione dei sogni. Inoltre, vi sono delle aggiunte per le preghiere del nuovo mese e le feste di Chanukkah, Purim e Pesach, quest'ultima seguita dalla Haggadah, letta nel corso dello stesso Seder. In ogni caso, l'importanza di questo Siddur sta nella presenza di qualche istruzione sulla struttura del Seder in ebreo-spagnolo, più precisamente in castigliano medievale.
Online dal: 13.06.2019
Mahzor per il Rosh ha-Shana e lo Yom Kippur secondo il rito aschenazita magnificamente miniato. Si può supporre che questo manoscritto sia stato prodotto in Polonia nel XIV secolo perché la sua scrittura assomiglia a dei frammenti manoscritti contemporanei di mahzorim realizzati in Polonia. Questo manoscritto di medio formato, contenente molte parole iniziali ornate e riquadri miniati, contiene la liturgia per le Grandi Festività del Rosh ha-Shanah e dello Yom Kippur, compresi numerosi poemi liturgici (piyyutim) suddivisi su varie colonne, e era destinato ad un uso pubblico da parte dell'officiante (hazan) nella sinagoga. La particolarità di questo mahzor consiste però nella presenza del nome di una donna, גננא כהנת (Jeanne Kohenet), inserito nelle lettere dipinte di una parola iniziale monumentale e ornata. Si tratta probabilmente del committente del manoscritto, o la figlia o la moglie di un cohen. Il manoscritto è incompleto all'inizio e alla fine.
Online dal: 10.12.2020
Questo manoscritto composito si deve a tre diversi scribi e racchiude due unità testuali che furono rilegate insieme. Il volume è strutturato da una sezione liturgica, secondo il rito ashkenazita e da una sezione halakhah. Il manoscritto Heidenheim 145 è uno dei tanti compendi di questo genere, costituito da un insieme di testi che riflettono l'orientamento religioso e talmudico-centrico dell'élite intellettuale della Francia e della Germania medievale.
Online dal: 12.12.2019
Raccolta di testi biblici ed etici miniata, prodotta in Italia nel 1322. Questo manoscritto di piccolo formato, con una bella rilegatura in pelle bianca del XVI secolo con impresso lo stemma della città di Zurigo, è suddiviso in due gruppi di testi. La prima sezione è costituita dai testi biblici dei Cinque Megillot, accompagnati da tre commenti su di essi composti dai grandi esegeti medievali, Salomone ben Isacco (Rashi), Abramo ibn Esdra e Giuseppe Kara. La seconda sezione è di natura etica e contiene il trattato della Mishnah di Pirqei Avot o «Etica dei Padri» e i suoi commenti. Il primo è anonimo, il secondo di Maimonide si intitola Shemonah Peraqim secondo la traduzione di Samuel ibn Tibbon, e il terzo è un commento di Rashi posto nei margini di quest'ultimo. Inoltre, in questo manuale si trova molto materiale haggadico, midrashico, mistico e filosofico.
Online dal: 10.12.2020
Il manoscritto riccamente illustrato della «Weltchronik» (Cronaca universale) di Rudolf von Ems fu scritto negli anni intorno al 1340, probabilmente a Zurigo (nello stesso atelier del libro degli statuti di Grossmünster del 1346). Il programma figurativo è strettamente legato al manoscritto della Cronaca universale ora conservata a San Gallo (Vadianische Sammlung Ms. 302), anch'essa creata circa 40 anni prima a Zurigo. Il manoscritto Ms. Rh. 15 è giunto a Zurigo nel 1863 dalla soppressa biblioteca del monastero di Rheinau.
Online dal: 29.03.2019